Terrorismo? ©Copyright 2020 - Giornale del Master in Giornalismo dell'Università di Bologna - Pubblicazione registrata al Tribunale di Bologna in data 15/12/2016 numero 8446 - Direttore responsabile: Giampiero Moscato - Il figlio di Roberto Savi fece parlare di sè per un'intervista radiofonica concessa tre anni fa all'emittente bolognese Radio Nettuno. Ascolta l'audio registrato sabato 31 maggio 1997 presso Bologna. Fabio invece viene arrestato pochi giorni dopo, mentre cerca di fuggire dal paese, in Austria. Inizialmente il terzo fratello, Alberto, sembra estraneo ai fatti. Comunicato stampa comune di Copparo. Le indagini furono difficili fin dall’inizio. Lui è in galera perché ha una malattia per i soldi’ afferma Belén in una intervista al settimanale Oggi, il 22 dicembre 2014. A tutti e tre i fratelli Savi attende l’ergastolo. Insieme a Roberto è l'unico componente presente a tutte le azioni criminali della banda. Incontro Roberto Savi in una piccola sala colloqui nel carcere di Opera. Ma non pare essere sufficiente. Certo è che l’appartenenza dei membri della banda alle forze dell’ordine rappresentò un vantaggio che i banditi seppero sfruttare e che non semplificò il corretto indirizzo delle indagini. L'ex capitano del Perugia: "Ricordato più per abnegazione che per bravura. «Dietro la Uno bianca c'è soltanto la targa, i fanali e il paraurti. Ma due poliziotti della questura di Rimini, l'ispettore Luciano Baglioni e il sovrintendente Pietro Costanza, che avevano fatto parte del pool chiedono e ottengono di continuare a lavorare a tempo pieno sul caso. Ora Alberto Savi, fratello minore di Fabio e Roberto, l’ossatura della gang, è andato in permesso premio. Roberto Savi possedeva una collezione di armi, regolarmente registrate, fra cui due Beretta ... Nel 2001 Fabio Savi concede un'intervista al programma di Rai 3 Storie maledette, durante la quale dichiara che il movente delle attività criminali della banda era procurarsi denaro. Fabio Savi e la banda sono alla ricerca di auto da rubare per fare le rapine. «Sì, sono padre anchio. Baglioni e Costanza nei mesi successivi eseguono un minuzioso studio di tutti i colpi della banda e iniziano a mettere in atto sistematici appostamenti davanti a quelli che individuano come possibili futuri obbiettivi delle rapine: banche e istituti di credito nelle zone che la Uno bianca preferiva colpire. 12.02 Intervista di Emilio Targia a Maurizio De Giovanni sul suo ultimo libro: "Gli occhi di Sara" (Rizzoli) 12.30 Emilio Targia in diretta 12.31 Differita Cerimonia 1 Maggio Quirinale E nel suo memoriale racconta in uno dei passaggi più controversi proprio di quella notte e di quella nebbia. Processo. Nelle parole della donna c’è l’eco (poco importa se inconsapevole) della più avanzata dottrina … Ma difficile era anche riuscire a comprendere quale fosse di preciso la natura e quali le finalità della banda. Lunga intervista con Fabio SaviNato a Forlì, il 22 aprile 1960: fratello di Roberto, cofondatore della banda. Ma il 26 novembre anche lui finisce in manette. In seguito, affermerà anche: «Si tratta di persone che indossano una divisa o che, all’occorrenza, possono mostrare un tesserino». Una canzone che si tramanda da diversi anni, ma il primo giocatore a cui è stata cantata è l'indiscusso Roberto Savi, capitano del Perugia nelle stagioni 1992/93 e 1993/94. A 20 anni dall’arresto di suo padre è finito in carcere anche lui. Basta. 01 aprile 2020 Il primo della Banda della Uno bianca a venire arrestato fu Roberto Savi. Era il 21 novembre del 1994 e nel giro di meno di una decina di giorni tutti i membri della banda finirono in manette. Fu la fine di una brutale epopea criminale durata sette anni e mezzo. Uno degli episodi più cruenti della storia criminale d’Italia dove i componenti della famigerata banda della Uno Bianca il 4 gennaio del 1991 intorno alle 22, nel quartiere Pilastro di Bologna, […] Anche lui, come il fratello, fa domanda per entrare in polizia, ma un difetto alla vista gli pregiudica questa carriera. Un confronto incrociato tra gli orari dei turni di Roberto e gli orari delle rapine rivela che il maggiore dei Savi non era mai in servizio quando la banda colpiva. ... Lui è in galera perché ha una malattia per i soldi’ afferma Belén in una intervista al settimanale Oggi, il 22 dicembre 2014. Roberto Savi fu, in ordine di tempo, il primo componente della banda ad essere arrestato, la sera del 21 novembre 1994, mentre si trovava in questura a Bologna. Da lì le cose si mettono in moto: non ci vuole molto, infatti, per scoprire che Fabio ha un fratello in polizia, Roberto Savi. Non c'è nient'altro. Non c'è nient'altro», dichiarerà poi Fabio Savi, negando qualunque sovrastruttura al di sopra della banda. Fabio viene arrestato qualche giorno dopo il fratello, a 27 chilometri dal confine con l'Austria, mentre tenta di espatriare, bloccato da un'auto della Polizia stradale. Note legali, Tutta i sei criminali furono arrestati nel novembre ’94. Ascolta l'audio registrato giovedì 13 giugno 1996 presso Bologna. Radio Radicale è un'emittente storica che trasmette e pubblica online ogni giorno il Parlamento e i principali eventi di attualità politica e istituzionale Roberto Savi mi è sembrato un sepolto vivo,un uomo dimenticato da tutti,rimasto completamente solo e abbandonato a se stesso.Da 18 anni non riceve visite (ho chiesto conferma alla direzione),da 18 anni non vede e non sente alcun famigliare,non ha piu un avvocato che si occupi dei suoi diritti.Ha perfino ancora gli stessi vestiti di quando è stato arrestato. Non si scompone, pare che ormai se lo aspettasse. Privacy e Ascolta l'audio registrato giovedì 13 giugno 1996 presso Bologna. Il piano è quello di riesaminare in maniera analitica tutti i delitti attribuiti alla banda. Roberto Savi viene così arrestato il 21 novembre, mentre è al lavoro, in procura. Dai 14 anni svolge molti lavori saltuari, ha un carattere spavaldo e aggressivo. Fu la fine di una brutale epopea criminale durata sette anni e … Tuttavia, non mancò neanche chi seppe trarre corrette intuizioni in quel senso. Nella sua cella Fabio è in attesa dell’intervista del giorno successivo. Rosanna Zecchi, presidente dell’associazione delle vittime, è rimasta sconcertata: «Non lo so, non so perché abbia ottenuto questo permesso premio. Uno Bianca, Fabio Savi e Roberto Savi insieme nel carcere di Bollate. Radio Radicale è un'emittente storica che trasmette e pubblica online ogni giorno il Parlamento e i principali eventi di attualità politica e istituzionale Nel 2001, Fabio Savi concesse un'intervista al programma di Rai 3, Storie maledette, durante la quale dichiarò che il movente delle attività criminali della banda era procurarsi denaro. Era il 21 novembre del 1994 e nel giro di meno di una decina di giorni tutti i membri della banda finirono in manette. Processo. Grifo, la condizione fisica farà la differenza" Non dimostra la freddezza dei fratelli: ha una crisi di nervi, piange e nega ancora il coinvolgimento negli omicidi. Domande a cui, in un certo senso, non è semplice rispondere nemmeno oggi. Il 29 novembre, infine, la cattura degli ultimi due membri minori della banda rimasti: Marino Occhipinti, preso nella sua casa di Castel Maggiore, e Luca Vallicelli, ammanettato mentre usciva da un bar con la sua fidanzata. Clicca e condividi l'articoloBOLOGNA – Bologna commemora il 29imo anniversario dell’eccidio del Pilastro, dove morirono i carabinieri Mauro Mitilini, Andrea Moneta e Otello Stefanini. Criminalità organizzata? Il primo della Banda della Uno bianca a venire arrestato fu Roberto Savi. Il figlio di Roberto Savi, capo della Banda della Uno Bianca, è stato arrestato dalla Guardia di finanza in aeroporto a Bologna. È formato da agenti della Squadra mobile, del Criminalpol e da carabinieri. BOLOGNA - Arresto 'illustre' quello portato a termine martedì sera presso l'aeroporto Marconi.A finire in manette è stato Simone C. figlio primogenito di Roberto Savi, l'ex poliziotto a capo della banda della Uno Bianca.Savi sta scontando ora l'ergastolo per aver commesso, in un periodo compreso tra l'87 e il '94, una scia di sangue da cui emergono più di cento feriti e 24 omicidi. Il 3 novembre questa tattica dà i suoi frutti. Processo. Guarda tutti i video. Vi fu anche un caso accertato di tentato depistaggio. Rinnovata la volontà di collaborazione per fornire risposte efficaci al territorio. Processo. Ma perché ci volle così tanto? La sicurezza idraulica riveste una funzione di servizio imprescindibile. Processo. Dopo la notizia pubblicata dal “Corriere di Bologna” lo scorso 4 aprile a proposito dell’applicazione dell’indulto a Roberto (ipotetica) e Fabio Savi (una realtà), i capi della banda della Uno bianca, il giorno successivo lo stesso quotidiano ha pubblicato questa intervista realizzata da Enrica Sanna.A parlare è Rosanna Zecchi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime. In occasione dell'omicidio di Graziano Mirri, benzinaio e padre di un poliziotto, il senatore Libero Gualtieri denunciò la probabile implicazione di apparati dello Stato nella vicenda della Banda della Uno Bianca. Davanti a una banca di Santa Giustina, nel riminese, i due poliziotti notano una Fiat Tipo bianca dalla targa illeggibile. Rivedi Fratelli di Crozza, da Agnelli a Mourinho, passando per Draghi, Zaia e Binotto: il racconto della puntata andata in onda venerdì 23 aprile 2021 su NOVE e in LIVE streaming discovery+. (...) È il giorno di san Giuseppe, la festa del papà. E infatti nelle cronache dell’epoca si alternano nomi diversi: la Banda dei caselli, la Banda della Regata (nei primi colpi, prima di adottare le iconiche Uno bianche, usavano la Fiat Regata di Alberto Savi), la Banda delle Coop. Roberto Savi racconta l’episodio con fermezza.La voce ha un guizzo di vitalità.Insiste sull’assenza del razzismo nei loro comportamenti.Ha gli occhi fissi nei miei e lo sguardo diritto e freddo.Io gli rammento dei due lavavetri senegalesi freddati in mezzo alla strada. I Savi non si fecero scrupoli; Roberto (il più vecchio) rimase ferito. Processo. Si cominciò ad avvicinarsi a una svolta all’inizio del 1994. Il primo della Banda della Uno bianca a venire arrestato fu Roberto Savi. Il giorno prima era toccato a Pietro Gugliotta: arrestato a Vignola, vicino Modena, dove viveva con la moglie e le due figlie. Ogni anno a cavallo della commemorazione delle vittime escono queste notizie e per noi è un dolore atroce che si rinnova. Ascolta l'audio registrato sabato 31 maggio 1997 presso Bologna. » Ma i dubbi su possibili legami con la mafia, il terrorismo sovversivo di estrema destra o con i servizi segreti deviati non si sono mai dissipati del tutto, sebbene non sia mai emerso nulla che li suffragasse concretamente. Era il 21 novembre del 1994 e nel giro di meno di una decina di giorni tutti i membri della banda finirono in manette. Le indagini sembrano includenti e nell’estate il pool viene sciolto. È catturato in un autogrill a ventisette chilometri dal confine. Fu la fine di una brutale epopea criminale durata sette anni e mezzo. Basta. Mentre viene portato via dice ai suoi colleghi: «Potevo farvi saltare tutti in aria». Nei mesi di lavoro del pool il risultato più significativo è l’identikit di uno dei criminali, ottenuto grazie a un fotogramma ripreso dalla telecamera a circuito chiuso di una banca di Cesena durante una rapina della banda il 21 marzo 1994. Ex grifoni, Savi: "Ancora in mente i cori della Nord". Due poliziotti di Rimini sbloccarono le indagini, Testata del Master in Giornalismo - MaGiBo, Vai alla Homepage della Università di Bologna. BOLOGNA - Arresto 'illustre' quello portato a termine martedì sera presso l'aeroporto Marconi.A finire in manette è stato Simone C. figlio primogenito di Roberto Savi, l'ex poliziotto a capo della banda della Uno Bianca.Savi sta scontando ora l'ergastolo per aver commesso, in un periodo compreso tra l'87 e il '94, una scia di sangue da cui emergono più di cento feriti e 24 omicidi. La fisionomia dell’uomo alla guida corrisponde con quella dell’identikit ricavato alcuni mesi prima. Marcello Conti. Lavorava come carrozziere e camionista, convivendo a Torriana con una ragazza rumena, Eva Mikula, le cui testimonianze si riveleranno decisive nella risoluzione delle indagini. Ascolta l'audio registrato sabato 31 maggio 1997 presso Bologna. Il figlio di Roberto Savi, capo della Banda della Uno Bianca, è stato arrestato dalla Guardia di finanza in aeroporto a Bologna. Ascolta l'audio registrato sabato 31 maggio 1997 presso Bologna. I nostri morti non li ottengono, i permessi premio. Baglioni e Costanza seguono l’auto fino a Torriana, nell’entroterra riminese, dove l’uomo alla guida della Tipo abita. In seguito al brutale omicidio di due carabinieri, Cataldo Stasi e Umberto Erriu, in un parcheggio a Castel Maggiore, il brigadiere Domenico Macauda fu accusato di aver fabbricato prove false per deviare le indagini verso un pregiudicato e una famiglia di incensurati. Il sostituto procuratore Daniele Paci eredita da Roberto Savio, nel frattempo andato in pensione, il caso della Uno bianca e decide di costituire un pool investigativo. Certo non lo ritengo giusto. Condannato poi per calunnia, spiegò di aver messo in atto il depistaggio per carrierismo. Macauda arrivò a introdursi nelle loro case per lasciare proiettili di una 357 Magnum (l’arma usata per l’assassinio dei due militari), dosi di eroina e documenti falsi, tutto nel tentativo di dimostrare un legame con la mafia catanese. Lunga intervista con Fabio SaviNato a Forlì, il 22 aprile 1960: fratello di Roberto, cofondatore della banda. ‘Lui ha un problema, ha fatto degli errori, ma in realtà l’unico problema che ha sono i soldi’. Nell’agosto del ’91, in seguito all’agguato ai senegalesi, dichiarò al Resto del Carlino: «Chi impugna l’arma spara alla perfezione e ha una conoscenza della zona superiore al pericolo che corre». Quell’uomo, i due poliziotti, lo verificheranno presto, si chiama Fabio Savi. Al Pm di Rimini Roberto Savio non sfuggì che, chiunque ci fosse dietro alla Uno bianca, doveva trattarsi di qualcuno addestrato, dotato di una grande competenza nell’uso delle armi e un’ottima conoscenza del territorio. Con lui c’è la sua compagna: Eva Mikula, una giovane rumena che si rivelerà una testimone decisiva. Ma perché ci volle così tanto? Nelle prime fasi la rapida evoluzione e la varietà, per obbiettivi e metodi, dei delitti rese difficile riconoscere un unico gruppo dietro i diversi crimini. In cella con Fabio Savi Michele Di Giacomo, attore originario di Cesena e milanese di adozione, interpreta lo spietato Fabio Savi, secondogenito dei tre fratelli, l’unico dei membri della banda a non essere un poliziotto. Poco dopo l’arresto di Roberto in una intervista a Repubblica si mostra distrutto dal dolore e dalla vergogna e dichiara: «Se è davvero lui il killer della Uno, farebbe bene a spararsi un colpo in testa». E ancora: ‘Secondo me la condanna che dovevano dargli è una grandissima multa salata e basta. A 20 anni dall’arresto di suo padre è finito in carcere anche lui. Si dice stupito per la riapertura delle indagini, Roberto Savi, il Roberto Savi possedeva una collezione di armi, regolarmente registrate, fra cui due Beretta ... Nel 2001 Fabio Savi concede un'intervista al programma di Rai 3 Storie maledette, durante la quale dichiara che il movente delle attività criminali della banda era procurarsi denaro. Dopo la condanna all'ergastolo, viene trasferito nel carcere di Sollicciano a Firenze, e in seguito in quello di Fossombrone.Nel 2001 concede un'intervista al programma di RaiTre Storie maledette, durante la quale dichiara che il movente delle attività criminali della banda era procurarsi denaro.In un'intervista (riportata nel programma televisivo \"Blu Notte-Misteri Italiani\" di Carlo Lucarelli), nella quale un giornalista insinuava che dietro la banda si celassero in realtà i servizi segreti, Fabio Savi, uno dei componenti della banda, negò affermando:« Dietro la Uno bianca c'è soltanto la targa, i fanali e il paraurti. Fabio Savi e il fratello Roberto Savi (dietro) al tribunale di Bologna, il 26 marzo 1996. Semplici banditi in cerca di bottino?
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